Lidio Ajmone pittore dimenticato della Somalia Italiana

Questo articolo vuole rendere omaggio al pittore piemontese Lidio Ajmone, ed in particolar modo alla sua produzione artistica legata alla Somalia, dove risiedette tra il 1925 e il 1928.

lidio-ajmone_mogadiscio_somalia-italiana_1Su questo sito di ricerca storica, dedicato al faro Francesco Crispi, desideriamo infatti anche ridare vita a tutti quegli uomini che vissero e lavorarono nella nostra più lontana colonia collegati in qualche maniera al faro: Ajmone visse a Mogadiscio durante il governatorato dell’amico C.M. Maria De Vecchi di Val Cismon, quadrumviro del Duce, periodo nel quale venne eretto il primo faro a Guardafui e lo stesso governatore istituì il Regio Laboratorio Foto Cinematografico diretto dal concittadino Carlo Pedrini.

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Ajmone era nato a Coggiola, in provincia di Biella il 10 aprile 1884. All’età di nove anni, seguendo il padre notaio di trasferì a Torino. Dopo gli studi classici entrò a diciotto anni all’Accademia Albertina e successivamente come allievo nello studio del pittore Vittorio Cavalleri. Fonte di ispirazione furono gli amici Bistolfi, Delleani e Tavernier. Nel 1912 visitò la Tripolitania e combattè, come capitano degli Alpini, nella Prima Guerra Mondiale; ferito ricevette una decorazione. Membro della Società Promotrice di Belle Arti e vice presidente del Circolo degli Artisti espose a tutte le mostre torinesi, tra cui ci interessa ricordare l’esposizione di 90 opere coloniale presso la Promotrice al suo ritorno dalla Somalia. Espose ancora alla Promotrice di Torino nel 1929 con le opere Mercato della Verdura presso il Ponte di Rialto e Le roselline dell’Eridano e nel 1930 con Spiaggetta a Baveno, Riflessi, La fontana e La chiesa d’Antognod.

lidio-ajmone_mogadiscio_somalia-italiana_2Espose inoltre a Genova, Novara, Casale Monferrato, Vercelli, Roma e all’estero ricevendo diversi diplomi e riconoscimenti. Paesaggista legato alla tradizione piemontese ottocentesca i suoi oli su tela andranno via via sempre più verso l’esaltazione del colore in stile impressionista; ottimi anche i ritratti di diversi personaggi della casa reale e in particolare si ricordano il ritratto del Duca degli Abruzzi e di Benito Mussolini.

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Dopo aver vissuto a Mogadiscio trascorse anche diversi anni a Rodi, nel Dodecaneso, sempre al fianco dell’amico Cesare Maria De Vecchi di Val Cismon che vi fu governatore dal 1936 al 1940. Ritornò, malato, in Italia nel 1941 morendo ad Andezeno, piccolo comune a 20 km da Torino, il 25 settembre 1945. Il Circolo degli artisti, l’anno dopo la sua morte, gli dedicò la sua prima retrospettiva. Molte delle sue opere esotiche vennero stampate anche in diverse serie di cartoline a colori: quelle della Somalia prodotte dal Sindacato Italiano Arti Grafiche Roma mentre quelle di Rodi dall’Istituto Italiano d’Arti Grafiche di Bergamo. Purtroppo la maggior parte della sua produzione artistica venne distrutta nel corso della Seconda Guerra Mondiale, nel 1942, durante un’incursione aerea alleata che colpì proprio il suo studio in via Po.

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